Carico glicemico vs indice glicemico: parliamone!

Quando si parla di salute metabolica e alimentazione, sentiamo spesso nominare due termini chiave: carico glicemico e indice glicemico. Tuttavia, la differenza tra i due non è sempre chiara. Se sei una persona che cerca di migliorare la propria alimentazione per perdere peso, mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue o semplicemente migliorare la salute generale, conoscere queste differenze è cruciale.

Hai mai pensato che non basta scegliere alimenti a basso indice glicemico (IG) per avere una dieta salutare? È qui che entra in gioco il concetto di carico glicemico (CG), un parametro che, forse, potrebbe offrirti una visione più completa. In questo articolo parleremo delle differenze tra carico glicemico e indice glicemico, e di come puoi usarli per ottimizzare la tua alimentazione.

Dott. Ruben Domenighini

DIETISTA NUTRIZIONISTA

Nutrizionista esperto in prevenzione cardiovascolare, dimagrimento e sport. 

Indice glicemico: un punto di partenza, ma non l’unico

Prima di parlare del carico glicemico, facciamo un piccolo ripasso sull’indice glicemico. L’IG misura la velocità con cui un alimento contenente carboidrati aumenta la glicemia. Gli alimenti vengono classificati su una scala da 0 a 100, dove il glucosio puro ha un valore di 100. Alimenti con IG basso, come i legumi e la frutta a basso contenuto di zuccheri, provocano un aumento graduale della glicemia, mentre quelli con un IG alto, come il pane bianco o le patate, portano a un rapido picco glicemico.

Tuttavia, l’indice glicemico non tiene conto delle quantità di carboidrati che consumi. E qui entra in scena il carico glicemico.

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Carico glicemico: la chiave per una visione più completa

Il carico glicemico è un parametro più avanzato rispetto all’indice glicemico perché tiene conto non solo della qualità dei carboidrati (cioè di come influiscono sulla glicemia), ma anche della quantità di carboidrati in una porzione di alimento. In altre parole, il CG valuta l’impatto reale di un alimento sul livello di zuccheri nel sangue, considerando la porzione che stai effettivamente mangiando.

Per esempio, le carote hanno un IG relativamente alto, ma contengono pochi carboidrati per porzione. Questo significa che il loro CG è basso, e quindi il loro impatto sulla glicemia è meno significativo di quanto suggerirebbe l’indice glicemico. Non trovi che questo parametro sia più realistico? In effetti, mangiare una grande quantità di un alimento a basso IG potrebbe avere un impatto simile a una piccola porzione di un alimento ad alto IG.

Come si calcola?

Il carico glicemico si calcola moltiplicando l’indice glicemico dell’alimento per la quantità di carboidrati (in grammi) presenti in una porzione e dividendo il risultato per 100. La formula è:

CG = (IG x grammi di carboidrati) / 100

Ad esempio, un alimento con un indice glicemico di 50 e 30 grammi di carboidrati per porzione avrà un carico glicemico di:

CG = (50 x 30) / 100 = 15

Questo numero fornisce un’indicazione più accurata dell’impatto di quell’alimento sulla tua glicemia.

Classificazione del CG

Come l’IG, anche il carico glicemico viene suddiviso in tre categorie:

  • Basso: CG inferiore a 10
  • Medio: CG compreso tra 11 e 19
  • Alto: CG pari o superiore a 20

Sapere questo può aiutarti a fare scelte alimentari migliori. Anche se un alimento ha un IG basso, potrebbe essere facile consumarne grandi quantità, aumentando così il carico totale del pasto. Per questo motivo, è importante considerare entrambi i parametri, IG e CG, quando pianifichi i tuoi pasti.

Indice Glicemico

Carico glicemico vs indice glicemico: quale scegliere?

Se ti stai chiedendo quale dei due parametri sia più utile, la risposta è: entrambi. L’indice glicemico è utile per capire quanto velocemente un alimento aumenta la glicemia, ma non tiene conto delle quantità reali di cibo che consumi. Il carico glicemico, d’altra parte, ti offre una visione più completa, considerando sia la qualità che la quantità dei carboidrati.

Un esempio pratico? Il cocomero ha un indice glicemico relativamente alto (circa 72), ma il suo CG è basso, perché una porzione standard contiene pochi carboidrati. Questo significa che, pur avendo un IG alto, non avrà un grande impatto sulla tua glicemia, se consumato in porzioni moderate.

Per contro, un cibo con un IG basso potrebbe avere un CG elevato se consumato in grandi quantità. Pensiamo alla pasta integrale: sebbene abbia un indice glicemico più basso rispetto alla pasta bianca, una porzione abbondante potrebbe comunque causare un picco di glicemia.

L'importanza della porzione: non solo qualità, ma anche quantità

Ti sei mai chiesto perché una piccola quantità di un alimento “cattivo” non sembra avere un impatto significativo? È proprio grazie alla nozione di carico glicemico. Anche un cibo ad alto indice glicemico può essere gestito meglio se consumato in porzioni controllate. Questo è particolarmente utile quando si cerca di bilanciare il desiderio di alimenti ad alto IG con il mantenimento della glicemia sotto controllo.

Se l’obiettivo è la gestione del peso o il controllo della glicemia, la quantità di cibo che consumi è tanto importante quanto la qualità. Un pasto bilanciato che combina alimenti a basso indice glicemico con porzioni moderate ti aiuterà a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue senza privarti del gusto.

CG e dieta mediterranea

Sebbene il concetto di carico glicemico sia utile, non è necessario perdersi in calcoli complessi. Un approccio alimentare che integra alimenti a basso CG, fibre, grassi sani e proteine, come la dieta mediterranea, è un modo eccellente per bilanciare l’assorbimento dei carboidrati e mantenere la glicemia stabile.

La dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e grassi sani come l’olio d’oliva, naturalmente bilancia il carico glicemico senza bisogno di fare calcoli quotidiani. Seguendo questo modello alimentare, il tuo corpo riceverà i nutrienti necessari e i livelli di zucchero nel sangue resteranno stabili.

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Carico glicemico, salute e peso corporeo

Per chi soffre di diabete o vuole prevenire le oscillazioni della glicemia, il concetto di carico glicemico è particolarmente utile. Mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue aiuta a prevenire i picchi glicemici che possono causare danni a lungo termine, come problemi ai vasi sanguigni e al cuore.

Inoltre, consumare alimenti a basso carico glicemico può migliorare la sensibilità all’insulina, riducendo il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Questo è particolarmente importante per chi ha una familiarità con il diabete o per chi sta cercando di perdere peso in modo sano e sostenibile.

Hai mai avuto difficoltà a perdere peso nonostante una dieta sana? Uno dei motivi potrebbe essere la mancata attenzione al carico glicemico degli alimenti. Anche se mangi cibi considerati “salutari”, se consumi grandi quantità di carboidrati, il carico glicemico del pasto può essere troppo elevato, influenzando la tua capacità di mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue.

Un carico glicemico elevato porta a picchi di glicemia, seguiti da cali rapidi, che possono stimolare la fame e farti mangiare di più durante il giorno. Riducendo il CG dei tuoi pasti, puoi migliorare la sazietà, riducendo così la quantità di calorie consumate senza sentirti privato.

Conclusioni: CG e stile di vita sano

In conclusione, sia l’indice glicemico che il carico glicemico sono strumenti utili per gestire la glicemia e migliorare la tua salute generale. Tuttavia, concentrarsi solo su questi parametri può risultare limitante. Una dieta equilibrata, come quella mediterranea, che integra alimenti a basso carico glicemico e nutrienti essenziali, offre un approccio semplice e sostenibile per mantenere il benessere a lungo termine.

Se desideri ottimizzare la tua alimentazione e gestire meglio il peso o la salute del cuore, ti consiglio di consultare un nutrizionista per personalizzare un piano alimentare basato non solo su carico e indice glicemico, ma anche su una varietà di alimenti nutrienti e bilanciati. Non dimenticare: la qualità e la quantità del cibo contano entrambe, ma è l’approccio equilibrato a fare davvero la differenza.

Un caro saluto dal tuo Nutrizionista del Cuore!

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