La tachicardia è un aumento della frequenza cardiaca oltre i 100 battiti al minuto a riposo. È un termine descrittivo, non una malattia in sé: significa solo che il cuore sta battendo troppo velocemente. Può essere un fenomeno transitorio e innocuo, oppure un segnale da valutare in base al contesto clinico e ai sintomi associati.
Tachicardia sinusale e non sinusale
La forma più frequente è la tachicardia sinusale, cioè un’accelerazione del ritmo generato dal nodo del seno. È la risposta fisiologica a stimoli come esercizio, stress, febbre, disidratazione, ansia o anemia.
Esistono invece forme non sinusali, dovute a circuiti elettrici anomali (ci si riferisce al sistema di trasmissione dell’impulso nervoso al cuore) o a focolai ectopici del cuore. Queste possono includere tachicardie sopraventricolari o ventricolari, e richiedono una valutazione più approfondita da parte del cardiologo.
Quando preoccuparsi
La tachicardia può essere del tutto benigna oppure associarsi a sintomi che richiedono attenzione: dolore toracico, difficoltà respiratoria, vertigini, svenimento, palpitazioni molto forti o improvvise.
Anche una tachicardia persistente senza cause evidenti merita un controllo perché può stressare il muscolo cardiaco e peggiorare condizioni preesistenti.
Cause comuni
La frequenza cardiaca aumenta per diversi motivi. Fra i più frequenti: disidratazione, anemia, febbre, infezioni, consumo di caffeina o alcol, ansia, tiroide iperattiva, farmaci stimolanti, sforzi intensi o sonno scarso.
Nelle forme patologiche entrano in gioco disturbi del ritmo, cardiomiopatie o alterazioni strutturali del cuore.
- cause fisiologiche (attività fisica, emozioni, stress acuto)
- cause cliniche e metaboliche (ipertiroidismo, anemia, disidratazione)
- cause cardiache o elettriche (aritmie, circuiti anomali, cardiomiopatie)
Tachicardia e rischio cardiovascolare
Non tutte le tachicardie aumentano il rischio cardiovascolare. Le forme sinusali legate a stress fisiologico sono solitamente innocue. Le tachicardie atriali, sopraventricolari o ventricolari possono invece influire sul rischio di eventi cardiaci, soprattutto se associate a malattie cardiache strutturali o se molto frequenti e sostenute nel tempo. La valutazione del rischio va sempre contestualizzata.
Valutazioni utili
Il medico può richiedere elettrocardiogramma, esami ematici, monitoraggio Holter, ecocardiogramma o test da sforzo a seconda dei sintomi. L’obiettivo è capire da dove parte il ritmo, quanto dura e se è legato a condizioni correggibili.
Ruolo dello stile di vita
Alcuni accorgimenti possono ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi nelle forme funzionali. Idratazione adeguata, sonno più regolare, riduzione di caffeina e alcol, gestione dello stress e attività fisica moderata migliorano la stabilità del ritmo cardiaco.
Nelle forme patologiche o associate a malattie cardiache, la priorità resta sempre la valutazione specialistica.
Quando rivolgersi al medico
Se la tachicardia è improvvisa, molto veloce, accompagnata da dolore toracico, fiato corto o svenimento, serve una valutazione urgente. Anche episodi ricorrenti, non spiegati da fattori evidenti, richiedono un approfondimento.